Una madre riabbraccia la figlia defunta grazie alla realtà aumentata: Quando la tecnologia annulla il confine tra reale e virtuale


Spesso ci si è posti questa domanda:


"Arriverà un giorno la tecnologia a scavalcare quel lieve confine tra lecito e illecito? Morale e immorale? Etico e non etico?" 

Ci abitueremo presto anche a questo, o la tecnologia verrà condannata, sotto questo punto di vista?

Fa discutere la notizia emersa qualche giorno fa, che arriva direttamente dalla Corea del Sud. Una mamma, che aveva perso la figlia 4 anni prima per una grave malattia, ha potuto riabbracciarla, parlare con lei e passare del tempo con essa attraverso un visore per realtà aumentata.







Così, la donna, ha potuto incontrare nuovamente sua figlia, o meglio, una sua fedelissima riproduzione virtuale, in un ambiente "idilliaco" appositamente riprodotto per l'occasione, sempre grazie a vari software, e il tutto è stato immortalato per un documentario televisivo chiamato " I met you" (Ti ho incontrato).

La madre indossa un casco, un visore e dei guanti. All'accensione del software, lei si ritrova immersa in un paesaggio di campagna, con prati verdi e cielo azzurro. Poco dopo appare sua figlia, ricreata studiando i comportamenti e le movenze di un bambino di 7 anni e prendendo spunto da quello che era il suo carattere in vita.

La madre inizia a interagire con la figlia scomparsa, può quasi toccarla, vederla correre tra i prati e parlare con lei. A un tratto il cielo cambia colore, si trasforma in un cielo stellato, una notte serena dove madre e figlia si siedono insieme sul prato per spegnere le candeline del compleanno della bimba.


Nel frattempo, i parenti, possono vedere le reazioni della madre attraverso dei monitor, vedendo anche ciò che lei stessa percepisce attraverso il visore. La commozione è profonda e tanta,  arrivando a eliminare quel limite tra realtà e mondo virtuale.

La bimba consegna poi un fiore bianco tra le mani della mamma , un fiore virtuale ma ormai diventato reale per la madre e per chi assiste all'esperimento.

La bimba poi si addormenta, a fianco alla madre. Appare una farfalla di luce che vola leggiadra intorno alla madre, e piano piano si dissolve, così come piano piano si dissolve anche l'immagine della sua bambina addormentata. Arriva così la fine dell'esperienza, si ritorna a quella che è la realtà, senza simulazioni.

La madre ha poi dichiarato di aver vissuto un attimo di felicità, un sogno tanto voluto e finalmente realizzato, un'esperienza durante la quale, le è sembrato di trovarsi in paradiso. Così anche il papà e i fratellini, visibilmente commossi, hanno dichiarato di aver vissuto un'esperienza fortissima e carica di emotività.

Ci si interroga quindi sulla questione: può questa pratica portare benefici a chi ha subito un grave lutto? Può forse aiutare a elaborarlo meglio?

O potrebbe distorcere la realtà a tal punto da provocare solo un dolore più forte in chi la vive, rendendolo incapace di accettare i fatti così come sono e creando magari una sorta di "dipendenza" da tali esperienze? Un rifugio virtuale dai proprio dolori terreni?

Sicuramente la tecnologia ha fatto passi da gigante in tal senso, accorciando sempre di più le distanze tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Rendendo possibile vivere delle esperienze che fino a qualche anno fa credevamo impossibili.

Sembrerebbe che questo esperimento abbia invogliato a sviluppare tale tecnologia, e renderla fruibile a tutti.

Ci basterà davvero indossare un visore per oltrepassare la realtà e ritrovarsi prepotentemente  in un paradiso virtuale , capace di alleviare le nostre sofferenze terrene?



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